La musica non è solo arte: è un allenamento completo per il cervello. Attiva simultaneamente aree motorie, uditive, emotive e cognitive, aumenta la plasticità cerebrale e costruisce una riserva cognitiva che protegge dal declino. Ecco perché suonare, cantare o ascoltare in modo intenzionale è un atto di salute.
L’arte come gesto che pensa: una riflessione su tempo, corpo e consapevolezza nella pratica creativa.
Il suono può diventare immagine: tra sinestesia, immaginazione guidata e creatività, un percorso per integrare musica e arti visive nella pratica professionale.
L’esperienza sonora può ampliare o restringere la finestra di tolleranza. Una riflessione fenomenologica sulle qualità sensoriali del suono e sul loro ruolo nella relazione d’aiuto.
Il silenzio non è assenza di suono ma spazio condiviso che sostiene la relazione. Co‑presenza e risonanza trasformano l’ascolto nell’incontro d’aiuto.
La creatività condivisa può favorire processi di resilienza dopo il trauma. Una riflessione critica sulle potenzialità e i limiti dell’arte nella trasformazione dell’esperienza.
I colori parlano alla psiche in modi sottili; il lavoro è esperienziale, non basato su codici rigidi.
La musica parla alla memoria oltre le parole; suoni e ritmi alimentano identità e continuità.
Il suono può aprire immagini e significati che sostengono la relazione d’aiuto. Una riflessione non prescrittiva su immaginazione, creatività e cautele etiche.
Come il cervello elabora il suono e perché la musica può influenzare emozioni, memoria e relazione. Un approccio neuroscientifico ma umano, per professionisti della relazione d’aiuto.