“Resilienza” ha viaggiato fino a consumarsi: dal lessico della fisica ai discorsi sull’umano, spesso caricata di moralismi. Nella relazione d’aiuto conviene restituirle misura: dopo un trauma non si torna come prima, si procede con segni e cicatrici che diventano parte della storia.
La creatività con altri può offrire un ambiente in cui questa storia trovi una trama più abitabile: si raccolgono frammenti, li si accosta, si osserva se tra loro nasce un disegno. Non si chiede di ‘esprimere il trauma’: si creano circostanze di fare condiviso che permettano indizi di vitalità.

Cornici di sicurezza percepita
Prima dei materiali forti contano cornice chiara, possibilità di fermarsi, libertà di scegliere il livello di coinvolgimento.
La creatività sostiene resilienza quando è negoziata e graduata; l’obiettivo non è la performance ma l’abitabilità dell’esperienza.
Trasformazioni minime, effetti profondi
Spesso è un cambiamento minimo a fare differenza: un tratto più continuo, una campitura che tollera una sfumatura, un silenzio che non spaventa come prima.
Riconoscere questi micro‑segni e nominarli con cura li sedimenta come capitale di speranza.
Il gruppo come palestra di convivenza sensibile
Nell’improvvisazione collettiva si guida, si segue, si ascolta. Anche il fallimento è informativo: un gesto che irrita, un suono che sovrasta.
Si apprendono confini riparabili senza dramma, trasferibili nella vita quotidiana: è così che la resilienza diventa pratica sociale.
Evitare gli estremi
Tra panacea e riduzionismo strumentale, l’arte clinica trova la sua onestà: apertura a possibilità, non garanzia di esiti.
Riconoscere limiti e possibilità mantiene il lavoro concreto e rispettoso delle singolarità.
Una politica del quotidiano
Creare spazi dove è possibile continuare a essere, insieme, nonostante tutto, è un gesto politico nel senso più semplice: fa esistere un ‘noi’ capace di sostenere i pesi senza trasformarli in spettacolo.
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Bibliografia essenziale
- van der Kolk, B. The Body Keeps the Score. Penguin, 2014.
- Levine, P. Waking the Tiger. North Atlantic Books, 1997.
- White, M., & Epston, D. Narrative Means to Therapeutic Ends. Norton, 1990.
- McNiff, S. Art as Medicine. Shambhala, 1992.
- Winnicott, D. W. Gioco e realtà. Raffaello Cortina, 1971.